lunedì 25 agosto 2014

Memo - Pippo Russo

Era da tempo che non scrivevo qualcosa qui.
Non che non abbia letto, ma nulla che mi abbia dato la spinta necessaria a scriverne. Fino a Memo. Conosco l'autore per aver scritto le critiche più feroci ai bestseller che vengono spacciati per capolavori ogni volta. Lo fa sul web e su riviste come Panorama, lo ha fatto in un librone che ormai è un po' la mia Bibbia anti-strafalcione e che si intitola "L'importo della ferita e altre storie"; lo fa talmente bene che a uno viene da chiedersi come scriva lui. Tra i vari titoli disponibili, e ce ne sono molti, la scelta è caduta su Memo in modo quasi naturale. Forse perché ogni capitolo è legato a un brano musicale, forse perché l'idea di un paese particolare quanto Oblivia ha un certo fascino, forse perché a volte i libri giusti capitano e basta. E meno male che capitano. Inizialmente pubblicato per Baldini, Castoldi e Dalai, ora è disponibile in e-book sempre per Baldini&Castoldi sulle maggiori piattaforme on line.

Oblivia è un paese nascosto, lontano da ogni cosa e praticamente irraggiungibile. I suoi abitanti nemmeno ci fanno caso e, anzi, hanno piacere che sia così. Dalla prima casa all'ultima Oblivia basta a se stessa, almeno così sembra. Armonia e abitudine apparenti sono improvvisamente scosse dall'arrivo di un misterioso straniero di cui tutti parlano e che per qualche tempo nessuno sembra vedere. Ma lo straniero passa da ciascun abitante, uno a uno, riportando a galla i segreti nascosti nei cuori e ormai dimenticati. Vita dopo vita, quello che sembrava un luogo idilliaco si mostra per quello che è e la memoria, quella che da tempo aveva abbandonato le vie di quel piccolo borgo, torna a cancellarne la quiete.

Al di là della trama, che coinvolge di certo, le mie impressioni sono tante e talmente forti che difficilmente riuscirò a trasmettere tutto. Ho dovuto leggerlo sussurrando parola per parola, per poterne sentire il suono. Potente come il linguaggio usato, mai banale e infinitamente poetico. Cupo quanto intenso, pieno di immagini che restano incise. Chi siamo? Quanto di noi nascondiamo, anche a noi stessi? Quanto rancore, dolore, quanta fatica e rabbia coviamo per coloro che vivono accanto a noi? Quanto ci sacrifichiamo in nome di qualcosa che ha perso di significato anche per noi, ma che sentiamo come un dovere che incombe? Quanto può fare il semplice arrivo di un qualcosa - che per ognuno è qualcosa di diverso - quando ci ricorda la nostra umanità?
Nascosto in un verde infinito nelle colline toscane, Oblivia è un mondo cui in un certo senso aspiriamo e che invece nasconde in sé le insidie di tutto ciò che - come le sabbie mobili - inevitabilmente inghiotte e immobilizza le nostre vite terrorizzate dal cambiamento e incapaci di ammettere il vero.
Un romanzo che cattura e che avvolge, che si insinua nel pensiero. L'immedesimarsi in questo o quello tra i sentimenti descritti, nelle vicende normali e quotidiane di vite non nostre diventa facile. Naturale. E il riconoscersi, mostro tra i mostri, umano tra gli umani...
E non ho le parole per dirne di più. Troppo intenso, troppo pieno di suggestioni che ognuno potrà cogliere per sé, senza sfiorare nemmeno le immagini che riceve un altro. Un romanzo che lascia il segno.

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